In calo anche la redditività della macellazione.

La redditività dell’allevamento a ciclo chiuso, che in sintesi descrive l’andamento economico dell’intera filiera, evidenza chiaramente come gli ultimi cinque mesi siano stati caratterizzati da una crisi pesante per la suinicoltura italiana: i valori dell’indice sono i più bassi dal 2015, cioè da quando è disponibile questo indicatore; non solo: da inizio 2022, la redditività risulta inferiore anche rispetto al precedente minimo storico raggiunto nel giugno 2020, nel momento peggiore della pandemia.

In particolare, i prezzi delle diverse tipologie di suini non sono così bassi; le quotazioni dei suinetti da 7 Kg si sono fermate a 59,017 euro/capo, ovvero -1,4% rispetto al mese precedente; ma mantengono una variazione tendenziale (ovvero il confronto con i prezzi dello stesso periodo dello scorso anno) pari al +3,8%. Per quanto riguarda la fase di accrescimento, il prezzo dei suini da 30 kg è salito a 3,335 euro/kg, che si traduce in una variazione positiva mese su mese dell’1,6%, mentre a livello tendenziale il dato resta negativo: -11%. Sempre a maggio la fase successiva di ingrasso fa registrare una diminuzione dei prezzi dei suini da macello pesanti destinati al circuito tutelato: la quotazione scende a 1,606 euro/kg, con un calo del 5,3% rispetto al mese precedente; la variazione tendenziale però rimane positiva con un valore superiore al 14%.  Ma la redditività è in crisi a causa dei prezzi delle materie prime per l’alimentazione.

In maggio la redditività della fase di svezzamento è ulteriormente diminuita, sia in termini congiunturali (-4,3%) che tendenziali (-12,1%). Grazie all’aumento dei prezzi dei capi da 40 Kg, la redditività della fase di accrescimento è salita a livello congiunturale del 2%, anche se resta comunque a livelli decisamente più bassi rispetto a quelli degli ultimi due anni; la variazione tendenziale è pari a -22,9%. Sempre nel mese di maggio si registra una diminuzione della redditività per la fase di ingrasso che vede scendere sia il dato congiunturale (-11,1%) che quello tendenziale (-10,9%).

Concludendo con uno sguardo alla redditività dell’allevamento a ciclo chiuso a maggio possiamo notare un indice Crefis in discesa, sia mese su mese (-9%) che anno su anno (-13,7%).

Il mercato di tagli di carne mostra, a maggio, una situazione molto differenziata, con i prezzi delle cosce fresche pesanti destinate a produzioni tipiche sostanzialmente stabili a 5,280 euro/kg (+0,1% rispetto al mese precedente); decisamente positivo il confronto con le quotazioni del 2021: +30,6%. Per ciò che concerne gli altri tagli di carne, invece, si registrano cali sostanziali: il prezzo del lombo taglio Padova mostra, sempre a maggio, una variazione congiunturale del -23,2% a fronte di una quotazione che ha raggiunto i 3,650 euro/kg; mentre il prezzo del lombo taglio Bologna è diminuito, mese su mese, del 20,6% arrivando a quotare 3,325 euro/kg. Le variazioni tendenziali restano comunque positive per entrambi i prodotti: +8,1% e +7,3%.

L’indice Crefis di redditività del comparto della macellazione anche a maggio continua a calare a livello congiunturale (-2,5%), pur rimanendo appena al di sopra del dato registrato nello stesso mede dello scorso anno (+2,1%).

Sul mercato del Prosciutto di Parma stagionato, a maggio, si registrano quotazioni ancora in crescita. Il “Parma” nella tipologia pesante ha raggiunto una quotazione media mensile di 10,025 euro/kg, con un aumento dell’1,1% rispetto al mese precedente. Pure la variazione tendenziale è positiva e pari a +26,9%. Favorevole anche il quadro che riguarda i prosciutti generici che, sempre nel periodo preso in esame e per la tipologia pesante, hanno raggiunto una quotazione di 6,825 euro/kg, con una variazione congiunturale del +1,4% e un dato tendenziale pari a + 10,5%.

Sul fronte della redditività, per il prodotto Dop ha giocato negativamente l’aumento del prezzo delle cosce fresche avvenuto a inizio stagionatura che comincia a mostrare effetti: ciò ha comportato un calo dell’indice Crefis a livello congiunturale, seppur minimo (-0,3%); il dato tendenziale resta ancora leggermente positivo (+2,3%). Situazione contraria per il prodotto non tutelato: la redditività a livello congiunturale risulta, a maggio, ancora in crescita con l’indice Crefis a +1,1% mentre il dato tendenziale è negativo e pari a -12,3%.

Il differenziale di redditività tra le produzioni Dop e quelle non tipiche, pur riducendosi, resta largamente a favore delle prime: +67,4% per i prosciutti leggeri e +48,6% per i pesanti.