A pesare sull’allevamento sono i costi delle materie prime, in particolare la soia, mentre sulla macellazione grava l’aumento dei prezzi dei suini da macello e il calo del prezzo dei lombi.

Dopo un periodo estivo relativamente positivo, assistiamo in ottobre a un calo della redditività dell’allevamento suinicolo in Italia che, nonostante l’aumento delle quotazioni degli animali da macello della tipologia pesante, sconta la concomitante crescita dei prezzi delle materie prime per l’alimentazione, e in particolare della soia. L’indice Crefis registra dunque una variazione negativa dello 0,4% rispetto al mese precedente e un ancor più marcato calo tendenziale pari a -15,5%.

Per quanto riguarda il mercato, in ottobre il prezzo medio mensile dei suini da macello pesanti destinati al circuito tutelato è arrivato a 1,539 euro/kg, con un aumento dello 0,6% rispetto al mese precedente ma con una variazione tendenziale sfavorevole e pari a -11%. Situazione simile anche per i suini da macello pesanti destinati al circuito non tutelato, con il prezzo medio mensile che a ottobre si è attestato a 1,421 euro/kg: +0,2% rispetto a settembre ma la variazione tendenziale risulta negativa (-13%). Infine, le quotazioni dei suini da allevamento hanno mostrato la medesima dinamica: una fase di crescita congiunturale ha portato, in ottobre, il prezzo dei suinetti di peso 30 kg a 2,413 euro/kg; +2,1% su base mensile e +2,1% su base annuale.

Nonostante la crescita delle quotazioni delle cosce fresche, il contemporaneo calo dei prezzi dei lombi e l’aumento dei costi per l’acquisto dei suini da macello hanno determinato un andamento sfavorevole

dell’attività dell’industria di macellazione, come emerge chiaramente dall’indice Crefis di redditività che a ottobre è sceso dell’1,4% rispetto a settembre. Da sottolineare che la situazione si mantiene positiva a livello tendenziale, ovvero rispetto allo stesso periodo del 2019, con una variazione del +3,4%.

Come accennato, il mercato delle cosce fa registrare a ottobre un andamento positivo, anche se le quotazioni restano al di sotto dei valori del 2019. Lo scorso mese, infatti, i prezzi delle cosce fresche pesanti destinate a produzioni tipiche sono saliti a 3,922 euro/kg: +4,8% su base congiunturale mentre la variazione tendenziale resta negativa (-9,6%). Per quanto riguarda i valori delle cosce fresche pesanti destinate a produzioni non tipiche, in ottobre hanno raggiunto i 3,246 euro/kg con una variazione congiunturale del +5%; negativa, anche in questo caso, la variazione tendenziale (-14,3%).

In calo, infine, le quotazioni dei lombi: in particolare il “taglio Padova” è sceso del 6,8% rispetto al mese precedente, fermandosi a 3,610 euro/kg. Anche il confronto con la quotazione dello stesso periodo dell’anno scorso non è favorevole: -10,4%

Sempre a ottobre e su base mensile è in flessione la redditività della stagionatura del Prosciutto di Parma Dop che, per la tipologia pesante, vede calare l’indice Crefis del 2,3%; da rimarcare però che la variazione tendenziale è favorevole e pari a + 3,4%. Performance leggermente migliore per quel che concerne la redditività dei prosciutti pesanti destinati a produzioni non tipiche, dove a influire è stata la diminuzione dei prezzi delle cosce fresche a inizio stagionatura e il contemporaneo aumento a ottobre dei prezzi dei prosciutti stagionati. Questo ha portato l’indice Crefis di redditività a segnare +7,1% a livello congiunturale, ovvero rispetto al settembre scorso; il dato tendenziale resta però negativo (-7,3%). Se si confrontano le due realtà nazionali della stagionatura dei prosciutti emerge che, in ottobre, per quanto riguarda il prodotto pesante, il differenziale di redditività tra le produzioni Dop e quelle non tipiche è rimasto a favore delle prime (+1,8%).

Sul versante del mercato, sempre nell’ultimo mese, le quotazioni dei prosciutti stagionati, sia Dop che non Dop, sono aumentate rispetto a settembre. Il Prosciutto di Parma nella tipologia pesante ha fatto registrare una quotazione media mensile in lieve crescita e pari a 7,850 euro/kg (+0,2%); la variazione tendenziale risulta però negativa: -1,9%. In salita anche i prezzi dei prosciutti non tipici, che per la tipologia pesante hanno raggiunto un valore di 6,175 euro/kg per un +0,8% a livello congiunturale e un valore positivo anche rispetto alla quotazione dello stesso periodo del 2019 pari a +2,9%.