Mediterraneo risente di aumento temperature. Nel trentennio 2021-2050 precipitazioni estive diminuiranno del 22%, quelle primaverili del 13%

Verona, Cortina d’Ampezzo, Vicenza, di nuovo Verona. Il Veneto in questi giorni è sotto lo scacco del maltempo. Eventi violenti con conseguente drammatiche, sia per i centri urbani che per la campagna. Cia Veneto e le sue articolazioni provinciali sono impegnate nella conta dei danni, a pochi giorni da una vendemmia che doveva rappresentare un momento di rilancio e che, invece, rischia di essere l’ennesimo evento avverso del 2020.

«Va fatto un ragionamento di ampio respiro sui mutamenti climatici –spiega il presidente di Cia Veneto Gianmichele Passarini- purtroppo ormai consolidati. Ma le piogge così violente, il vento così forte non devono trarci in inganno: i veri problemi sono l’aumento della temperatura e la siccità».

Alcune zone del pianeta stanno già risentendo dell’aumento di temperature, e il Mediterraneo è uno di questi. Il Centro Euro Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici ha stimato che nel trentennio 2021-2050 le precipitazioni estive diminuiranno del 22% e quelle primaverili del 13% rispetto agli anni 1980-2010.

«Fare i conti con il clima che cambia –conferma Passarini–   è diventato strategico per il futuro. È necessario un piano di adattamento ai cambiamenti climatici, che ribalterebbe la situazione e ci permetterebbe di pianificare tecniche e strategie necessarie alla mitigazione dell’impatto degli eventi. Serve un cambio di approccio, in grado di mettere al centro gli agricoltori, gli esperti, i ricercatori e i decisori politici».

Alcuni esempi? In Veneto serve un piano invasi (utili anche durante eventi alluvionali come quelli dei giorni scorsi), soprattutto di piccole dimensioni. Serve una politica di rimboschimento: i boschi sono sempre più radi, fusti e radici non trattengono più i materiali a monte e basta una pioggia normale per fare ingrossare i fiumi e far viaggiare i detriti ad alta velocità verso valle.

«Un’altra domanda –aggiunge il presidente di Cia Veneto–   che merita una risposta, riguarda l’acqua sotterranea: se ne infiltra sempre meno a causa dell’elevata impermeabilizzazione del suolo: purtroppo la cementificazione della nostra regione negli ultimi decenni è stata impetuosa, siamo secondi solo alla Lombardia per crescita di cubature. Abbiamo espresso più volte alla Regione la disponibilità dei nostri associati a fare allagare –dietro compenso economico–   i campi in caso di alluvione per salvaguardare i centri abitati. Il costo per la collettività sarebbe sicuramente inferiore rispetto ai risarcimenti necessari per abitazioni e attività commerciali. Ma si tratta, appunto, di soluzioni tampone, adottate per far fronte alle emergenze: meglio pensare a politiche di lungo termine, volte più alla prevenzione e al “controllo”».